Il debito è il debito La disoccupazione non scende, il pil boccheggia, la produzione industriale è crollata, il debito è nuovamente aumentato e con quello, manco a dirlo, le tasse. E’ il noto quadro italiano a cui si aggiunge il livello di povertà. Sei milioni gli indigenti in Italia. In pieno centro di Roma, domenica mattina, un ragazzo alto e bello stava in ginocchio a chiedere l’elemosina. Se faceva la commedia non era uno spettacolo piacevole a vedersi. Come vogliamo considerare questa situazione? Può il presidente del Consiglio, con il governo sentirsi sereno? In Europa nemmeno Draghi sostiene le richieste di flessibilità del governo italiano e oltre atlantico il Wall Street Journal continua a picchiar duro. “Nonostante gli eloquenti e appassionati appelli alla crescita del primo ministro italiano Matteo Renzi, difficilmente la Commissione europea concederà al premier e al suo paese una qualunque apertura sul fronte dei regolamenti di bilancio”. Un’ ostilità da parte del giornale newyorkese ben nota anche se su quelle colonne non vanno matti per il rigore tedesco. Al WSJ, si è aggiunto il londinese Economist: “Il capo del governo di Roma è al centro di una domanda persistente: può davvero salvare l’Italia? Finora il suo risultato più importante è stato lo sgravio fiscale a favore dei bassi redditi. Tuttavia, restano dei dubbi sulle sue possibilità di successo sul fronte delle riforme”. Volendo esser severi, qualche riserva vi sarebbe anche sul fronte dello sgravio fiscale, visto che la misura principale, gli ottanta euro promessi ad urbi et orbi, sono tutt’altro che assicurati. C’è un solo alleato su cui Renzi può davvero contare, il presidente Francese Hollande. Lo zoppo con il guercio. Ancora in occasione della festa nazionale del 14 luglio, Hollande diceva alle emittenti tv Tf1 e France 2 che lui e Renzi avrebbero convinto molti loro molti colleghi sul fatto che la prossima Commissione Ue debba dare priorità alla crescita. Ci sarebbe da dire che questa celebrazione di Hollande rischia di essere come una zavorra per Renzi, perché la situazione economica francese è diventata critica quanto quella italiana e Hollande è dato da mesi per spacciato. In ogni caso tedeschi, olandesi, finlandesi, lettoni continuano a ripetere che il debito è il debito, che le sole riforme non bastano e persino i socialisti di quei paesi la pensano come i conservatori a riguardo. Sul fronte interno le cose non vanno certo meglio. Fino a ieri c’era solo la segreteria generale della Cgil contro Renzi. Ora si sta muovendo anche il segretario della Fiom Landini, che ha accusato il governo di accompagnare il processo di definitiva deindustrializzazione dell’ Italia. Fiom e sindacati avranno le loro responsabilità, ma è difficile dar torto a Landini, quando dice che non si tratta di limitare i danni, quanto di definire delle priorità e trovare risorse per gli investimenti. Il governo dovrebbe offrire un ruolo di orientamento della politica industriale, cosa di cui non c’è la più pallida idea. Renzi sembra convinto che una volta approvata la riforma del Senato tutto vada a posto da se. Si è parlato di una manovra correttiva, da introdurre di soppiatto prima delle ferie estive. L’ipotesi è stata smentita, ma l’impressione è che una correzione della manovra dopo ferragosto, potrebbe rivelarsi completamente inutile. Ed eccoci in autunno. Roma, 15 luglio 2014 |